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PARCO NAZIONALE DEL CILENTO E VALLO DIANO: FAUNA E FLORA

03:06, Posted by ADVENTUREstudio, No Comment

Il Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano è stato istituito nel 1991, corrispondendo a 36.000 ettari interamente compresi nella provincia di Salerno. Successivi ampliamenti ne hanno portato la superficie a circa 180.000. Corrisponde oggi alla parte meridionale della provincia, compresa tra la piana del Sele a Nord, la Basilicata a Est e a Sud, e il mar Tirreno ad Ovest. Comprende, in tutto o in parte, i territori di 8 Comunità Montane e 80 Comuni. Dal 1991 è Patrimonio dell'umanità dell'Unesco (con i templi di Paestum e la Certosa di Padula), e dal 1997 è Riserva della biosfera.











Fauna
Il vasto territorio del parco offre alle specie animali una grande pluralità di ambienti. Non deve dunque stupire la ricchezza e varietà degli esemplari presenti: le sole indagini sulle specie di interesse comunitario ne hanno individuate 63. Alcune di queste sono considerate di interesse prioritario: sono Osmoderma eremita e Rosalia alpina, invertebrati, e, tra i Vertebrati, Lupo. Più in generale, si hanno al 2003 circa 600 segnalazioni di specie.
Tra i Mammiferi le più interessanti sono il Molosso di Cestoni, il lupo e la Lontra, poi la Coturnice e la Lepre appenninica, il Savi, un piccolo roditore preda della Volpe e della Martora come l'Arvicola rossastra, o il Topo selvatico e il Topo dal collo giallo, o ancora come il Topo quercino. Queste sono anche le prede del Gatto selvatico, la cui presenza rappresenta un'altra emergenza naturalistica di grande interesse. Non raro è il Ghiro.
Oltre al Molosso di Cestoni, sono presenti numerose specie di pipistrelli, tra le quali Miniottero, Vespertilio maggiore, Vespertilio di Capaccini e Vespertilio di Blyth.
Tra l'avifauna sono diffusi i rapaci come l'Aquila reale, il Biancone, il Falco pellegrino, il Lanario, il Corvo imperiale, il Gufo reale. Di grande interesse è la presenza dell' Astore. Sempre tra i rapaci, Falco pecchiaiolo, Nibbio bruno, Nibbio reale. Tra gli uccelli in generale, comuni sono il Picchio nero, il Picchio muratore e il Ciuffolotto, la Tottavilla, il Succiacapre, il Calandro e l'Averla piccola, la Ghiandaia marina, la Balia dal collare, e nei pressi dei corsi d'acqua il Martin Pescatore, il Merlo acquaiolo e il Corriere piccolo. Infine, occorre segnalare un nucleo svernante del raro Gabbiano corso.
Tra i rettili sono presenti il Cervone, il Biacco, la Vipera e la Natrice. Nelle acque fredde vivono anche Anfibi come la rara Salamandrina dagli occhiali, endemismo italiano, e la più comune Salamandra, poi il Tritone italiano, l' Ululone dal ventre giallo, la Rana appenninica, la Rana agile, e il Rospo. Anche l'idrografia, del resto, è varia e complessa. Sono segnalati gran parte dei Ciprinidi di interesse comunitario, come il Barbo, non autoctono, l'Alburnus albidus e il Vairone, poi l'Odonato ed alla foce del Mingardo il Nono.
Infine, tra gli invertebrati Rosalia alpina, Oxygastra curtisii, Cucujus cinnaberinus, Osmoderma eremita.
La fauna del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano è assai diversificata in virtù dell'ampia varietà di ambienti presenti sul territorio. Aree costiere e montane, fiumi impetuosi e ruscelli, rupi e foreste, determinano altrettante comunità faunistiche dove spesso emerge la presenza di specie di alto valore naturalistico. Sulle vette, sulle praterie di altitudine e sulle rupi montane sono frequenti l'Aquila reale (Aquila chrysaetos) e le sue prede d'elezione: la Coturnice (Alectoris graeca) e la Lepre appenninica (Lepus corsicanus). La presenza di queste due ultime specie è biologicamente importante in quanto rappresentano popolazioni autoctone appenniniche, oramai estinte in buona parte del territorio. L'aquila divide questo ambiente con altri rapaci come il Falco pellegrino (Falco peregrinus), il Lanario (Falco biarmicus), il Corvo imperiale (Corvus corax) ed il Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax). Tra i pascoli è facile osservare l'Arvicola del Savi (Microtus savii), un piccolo roditore erbivoro predato dalla Volpe (Vulpes vulpes), dalla Martora (Martes martes) o anche dal Lupo (Canis lupus) specie quest'ultima la cui popolazione sembra essere in leggera crescita. Tra gli stessi prati, regno di numerose specie di farfalle, vivono la Lucertola muraiola (Podarcis muralis) e la Luscengola (Chalcides chalcides) peculiare per la sua somiglianza ad un piccolo serpente ma dal quale differisce per la presenza di piccoli arti. Tra la ricca avifauna delle foreste di faggio le specie più tipiche sono il Picchio nero (Drycopus martius), il Picchio muratore (Sitta europaea) e il Ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula), mentre di grande interesse è la presenza dell'Astore (Accipiter gentilis) uccello rapace la cui distribuzione è in declino.

Flora Sugli alti alberi vivono anche mammiferi come il Ghiro (Myoxus glis) o Quercino (Eliomys quercinus), mentre altri piccoli roditori frequentano tane scavate tra le radici, come nel caso dell'Arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus), o tra le piccole radure che si aprono nella foresta, come il Topo selvatico (Apodemus sylvaticus) e il Topo dal collo giallo (Apodemus flavicolis). Questi piccoli roditori sono tra le prede preferite del Gatto selvatico (Felis silvestris), la cui presenza rappresenta un'altra emergenza naturalistica di grande interesse. Sulla corteccia degli alberi vive inoltre un raro insetto: il coleottero Rosalia alpina, specie di importanza europea.Molto ricca è anche la fauna dei corsi d'acqua dove senza dubbio domina la popolazione di lontre (Lutra lutra) forse più ricca d'Italia. Nelle aree più prossime alle sorgenti, dove l'acqua è più fredda, più costante ed i folti boschi ripariali forniscono abbondante ombra, vivono la rara Salamandra dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), endemismo italiano di grande interesse naturalistico, e la più comune Salamandra (Salamandra salamandra). Nei siti con acque più limpide e ricche di ossigeno abbondano la Trota(Salmo macrostigma) ed il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), lungo le sponde sono frequenti piccoli trampolieri limicoli come il Corriere piccolo (Charadrius dubius) mentre nelle piccole pozze la Rana italica, la Rana dalmatina, l'Ululone dal ventre giallo (Bombina pachypu) e il Rospo (Bufo bufo); tra le gole rocciose il raro Biancone (Circaetus gallicus) rapace di grandi dimensioni che si nutre prevalentemente dei rettili che frequentano il Parco. Tra questi ultimi la Lucertola campestre (Podarcis sicula), il Ramarro (Lacerta viridis), il Cervone (Elaphe quatuorlineata) il Biacco (Coluber viridiflavus), la Vipera (Vipera aspis) e la Natrice (Natrix natrix).
Nel parco sono state censite circa 1.800 specie vegetali, di cui una di interesse comunitario, la Primula di Palinuro, e 25 habitat. Essendo al centro del Mediterraneo, tra areali diversi per climi e temeperature, anche la presenza di certe specie altrove comuni è in questo caso degna di menzione. Nel Parco convivono infatti: Betulle, Abete bianco e Bosso.
Di particolare interesse è la vegetazione delle rupi costiere. Essa comprende tra l'altro il raro Giglio marino; a diretto contatto col mare vive l'endemica Statice salernitana, mentre sulle rupi vivono la Primula di Palinuro, il Garofano delle rupi, la Centaurea, l'Iberide florida, la Campanula napoletana.
La gariga ad ampelodesma è il popolamento più diffuso nella fascia costiera, fino a 700 metri di quota. Presenti Ginestra, Ginepro fenicio, Cisto di Montpellier, Ginestra del Cilento (specie di recente classificazione), con l'onnipresente Lentisco arbustivo e sparzio villoso. Sempre nella macchia, presenza di Corbezzolo arbustivo, Erica, Mirto, Terebinto, Cisto di Montpellier. Dove è sopravvissuta all'antropizzazione, anche foreste di quercia spinosa, Carrubo e Olivo selvatico, e qua e là, raramente, palme nane. Infine, si segnala il sito di interesse comunitario della pineta di S.Iconio, relitto di boschi certamente più estesi di Pino d'Aleppo (oggi di nuovo in espansione perché spesso usato nei rimboschimenti).
Nelle aree interne predominano i boschi di latifoglie decidue, leccete, Cerri, Roverelle, Aceri, il Platanus orientalis originario di Velia, Carpini Neri, Ornielli e Castagni. Al di sopra dei 1.000 m. in genere preceduto da una fascia di Ontano napoletano, domina incontrastato il Faggio, con il raro Crespino dell'Etna, e le Sassifraghe.
Il popolamento floristico del Parco è probabilmente costituito da circa 1800 specie diverse di piante autoctone spontanee. Tra di esse circa il 10% rivestono una notevole importanza fitogeografica essendo Endemiche e/o rare. La più nota di queste specie, e forse anche la più importante, è la Primula di Palinuro (Primula palinuri), simbolo del Parco, specie paleoendemica a diffusione estremamente localizzata. Nel territorio del Parco, per la sua posizione baricentrica nel Bacino del Mediterraneo, sono presenti entità tipicamente meridionali di ambienti aridi al loro limite superiore di espansione insieme a specie, a distribuzione prettamente settentrionale, che qui raggiungono il limite meridionale del loro areale analogamente a quelle ad areale tipicamente orientale od occidentale. Nel corso della dinamica evolutiva del territorio le piante hanno occupato tutte le nicchie ecologiche disponibili, comprese quelle via via create dall'Uomo, arricchendo il già ampio mosaico della biodiversità. Esse si sono, lentamente e gradualmente, evolute ed associate in comunità di piante altamente specializzate ed in equilibrio con l'Ambiente costituendo l'attuale paesaggio vegetale del Cilento.
Sulle spiagge, tra le comunità delle sabbie, è ancora presente il sempre più raro Giglio marino (Pancratium maritimum); sulle scogliere a diretto contatto con gli spruzzi del mare vivono fitocenosi ad alofite estremamente specializzate e dominate dalla endemica Statice salernitana (Limonium remotispiculum) mentre sulle frequenti falesie costiere gli aggruppamenti rupicoli mediterranei sono costellati di preziosi endemiti come la Primula di Palinuro, il Garofano delle rupi (Dianthus rupicola) la Centaurea (Centaurea cineraria), l'Iberide florida (Iberis semperflorens), la Campanula napoletana (Campanula fragilis), ed altre ancora che caratterizzano, con le loro fioriture, un paesaggio costiero di rara bellezza. Nella fascia mediterraneo-arida, regno della multiforme e policroma macchia mediterranea, qui arricchita, in due sole località costiere, dalla Ginestra del Cilento (Genista cilentina) specie individuata soltanto nel 1993, da Carrubo (Ceratonia siliqua), Ginepro rosso o fenicio (Juniperus phoenicea), lembi di leccete, boschetti a Pino d'Aleppo (Pinus halepensis). Nell'area costiera, in particolare, il tessuto dei boschi sempreverdi e della macchia mediterranea è permeato dagli uliveti, giardini quasi naturali che si confondono e si integrano nella calda natura delle coste cilentane. Alle quote superiori e nell'interno le Querce, a volte annose e solitarie a guardia degli antichi coltivi, ora in formazioni compatte insieme ad Aceri, Tigli, Olmi, Frassini e Castagni. E più su i maestosi Faggeti che coprono e proteggono i monti; qui, ove si percepiscono i profumi della montagna, sovente si incontra il raro Acero del Lobel (Acer lobelii). Ancora più in alto, nel regno denso di silenzio delle alte rupi e delle vette dei Monti Alburni, del Cervati, del Motola, del Bulgheria vivono il rarissimo Crespino dell'Etna (Berberis aetnensis) Sassifraghe endemiche dell'Appennino centro-meridionale (come Saxifraga paniculata subsp. stabiana, Saxifraga ampullacea e la rara Saxifraga porophylla), l'Aubrieta columnae subsp. columnae, le Centauree di montagna ed altre rare specie.Ma anche la presenza di alcune piante più comuni, diffuse anche altrove, conosciute da tutti, riveste qui notevole importanza fitogeografica come i piccoli boschetti spontanei di Betulla (Betula pendula), l'Abete bianco (Abies alba) ed il Bosso (Buxus sempervirens) ed Platanus orientalis autoctono dei dintorni di Velia.


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